Nectria ditissima Tul. et C. Tul.
Faggio, frassino, ontano, ed altre specie forestali.
Cancro da Nectria ditissima su rametto di faggio (foto DiBA-Sez.Pat. veg., Unifi).
In soprassuoli molto densi, in stazioni umide e fresche dell’areale del faggio, in particolare sulla vegetazione al suo limite superiore; in zone con andamenti climatici umidi e basse temperature si possono avere ingenti danni sulla rinnovazione.
Questo fungo ascomicete penetra nell’ospite attraverso ferite dei tessuti corticali, come cicatrici fogliari, lesioni accidentali o superfici di tagli.
Il sintomo si evidenzia, inizialmente, sui giovani rametti con zone corticali depresse, più scure, che si disidratano, seguite dall’ingrossamento del settore opposto ancora vivo. Durante il periodo estivo, in presenza del patogeno in attività, si può notare l’ingiallimento del cimale sovrastante l’infezione, dovuto alla sua rapida estensione. Nei rami più grossi i cancri possono rimanere attivi anche per molti anni.
Sui tessuti morti della corteccia e nei suoi cretti si notano le fruttificazioni del fungo, i caratteristici periteci di color rosso vivo, di forma rotondeggiante, con diametro di circa 0.5 mm.
In campo forestale non viene attuata alcuna lotta; in ambito urbano si può procedere con l’asportazione e la sua successiva distruzione delle parti infette.
Cancro da Nectria ditissima su fusto di faggio (foto DiBA-Sez.Pat. veg., Unifi).